La class action contro Google Books è ormai nota in tutto il mondo, anche se alcuni mettono in luce alcuni significativi aspetti critici.

Interessante è la posizione di Open Book Alliance, un’organizzazione la cui mission è contrastare la monopolizzazione, da parte di Google, del mercato della digitalizzazione di libri. L’interesse deriva dalla composizione di OBA: tra i suoi membri enti non profit, come Internet Archive, e imprese che con l’antitrust hanno qualche dimestichezza: tra gli altri,  Microsoft, che dopo essere stata oggetto di procedimenti antitrust su entrambe le sponde dell’Atlantico da poco ha annunciato un esposto contro Google alla Commissione Europea, e Amazon, che l’estate scorsa è stata oggetto di attenzione da parte del Procuratore Generale del Connecticut per gli e-book.

La posizione di OBA può essere letta nella memoria depositata come amicus curiae nel procedimento ed è sintetizzata in una notizia che può essere letta sul sito: l’accordo è stato paragonato, in modo affascinante ma probabilmente esagerato, a quello del 1871 tra John D. Rockfeller e importanti compagnie ferroviarie americane che viene da molti considerato uno dei motivi della nascita del diritto antitrust. Se vi interessa la sua storia, leggetela qui grazie a Google Books (!) e qui in una delle più famose sentenze in materia, il caso Standard Oil che tra qualche giorno, il 15 maggio 2011, compie un secolo di vita.

Meno di un mese fa le preoccupazioni di Open Book Alliance e di molti altri sono state accolte dal giudice Denny Chin che il 22 marzo 2011 il ha rifiutato di approvare la proposta di transazione (attenzione: sono 368 pagine!) tra le parti del processo. Tra le ragioni del rifiuto, la possibilità che la transazione determinasse una posizione di monopolio per le opere orfane, un tema al quale l’UE è molto sensibile.

Mentre il mondo si chiede quale sarà l’atteggiamento delle parti e, soprattutto, di Google, arriva la notizia di un’azione anche in Israele, dove Google Books è stato introdotto appena nell’estate 2010. Anche in questo caso si tratta di una class action con la quale è contestata a Google la violazione di quattro diritti esclusivi previsti dal legge sul diritto d’autore del 2007, il diritto di riproduzione, il diritto di esposizione, il diritto di trasmissione e il diritto di messa a disposizione del pubblico.

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